[Originale] Curse (of your own doing)
Feb. 14th, 2018 04:41 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Fandom: Originale
Wordcount: 731
Prompt: Cow-t 8: almeno 300 parole sul prompt 2 per Opal -) “A cursed knight has no rest. Not even in his dreams.”
Note: non betata e scritta a lezione, perdonate eventuali refusi. Teoricamente nello stesso mondo di “Your voice (is a weapon)” e “Have no place I can be (since I found Serenity)”, ma non è necessario averle lette.
Il cavaliere si svegliò di sussulto, il viso madido di sudore e il cuore che come al solito sembrava volesse uscirgli dal petto. Dopo qualche minuto riuscì a calmare il respiro affannato, ritornando pienamente cosciente dell’ambiente intorno a lui. Le braci del fuoco della sera prima erano ormai spente, il sole stava cominciando a fare capolino dietro alle fronde degli alberi. Cominciò a seguire la sua solita routine, composta principalmente sua colazione e dalla cura del cavallo. Solo allora montava sul suo animale per continuare la sua ricerca.
Il cavaliere era a piedi, l’armatura sporca di una mistura di fango, sangue e cenere. La spada insanguinata sembrava brillare anche al buio, come se attirasse la fioca luce dei piccoli incendi che stavano consumando il villaggio attorno a lui. Camminava lentamente e senza meta, osservando la distruzione attorno a lui mentre i sopravvissuti continuavano a scappare. A un certo punto i suoi occhi s’incrociarono con quelli di una giovane donna, vicina agli inizi del bosco. Non riusciva più a muoversi, immobilizzato dallo sguardo di lei colmo di rabbia e furore. La donna fu la prima a distogliere gli occhi per inoltrarsi tra gli alberi; guardandola sparire in lontananza, notò per la prima volta il suo cappello da strega. Solo la mattina successiva, svegliandosi per la prima volta col respiro affannato e le urla ancora nella testa, capì di essere stato maledetto.
La sua ricerca era durata a lungo e l’aveva portato in ogni dove a incontrare tante persone diverse e a fare moltissime esperienze. Aveva aiutato a costruire case, aveva difeso dei villaggi dai briganti, aveva aiutato dei bambini a ritrovare la via di casa: era uno stile di vita decisamente differente rispetto al suo passato, ma non gli dispiaceva. Usare le sue capacità di cavaliere per aiutare le persone comuni invece di distruggere e uccidere per un nobile lo lasciava più leggero, e in qualche modo la cosa rendeva i suoi incubi notturni più sopportabili. Però, finalmente, stava tutto per finire. Grazie a delle voci riguardo a un viaggiatore dalla capitale, aveva scoperto che la strega che l’aveva maledetto abitava in un villaggio in mezzo alle montagne.
Quando giunse al suo cancello la trovò già sulla soglia di casa, in attesa, con gli stessi occhi profondi di tanti anni prima. Lei sospirò, mentre una donna dai capelli rossi faceva capolino dall’interno. La strega si girò, uno sguardo più dolce negli occhi.
“Claire, non ti preoccupare, me la posso cavare da sola.”
La donna rispose dei gesti che il cavaliere non riuscì a scorgere, ma che fecero ridere l’altra.
“Va bene, nel caso hai il mio permesso.”
La donna dai capelli rossi tornò dentro la casa, mentre la strega si avvicinava al cancello.
“Perché sei qui cavaliere?”
Lui aprì la bocca, ma la sua voce si rifiutava di uscire bloccata dal vortice dentro di lui: rabbia per ciò che aveva subito, la disperazione di anni di ricerca, il dolore di rivedere ogni notte quelle orribili immagini di guerra e distruzione. Alla fine gli uscì un fievole:
“Perché mi hai maledetto?”
La strega spalancò gli occhi, palesemente sorpresa.
“Io non ti ho mai maledetto.”
A quelle parole il cavaliere crollò su se stesso, cominciando a raccontarle degli incubi che lo tormentavano ogni notte e che lo angosciavano anche durante il giorno senza tregua dalla notte che aveva incrociato il suo sguardo. Una volta finito di raccontare quello che era stato il suo tormento per anni, gli occhi della strega erano colmi di pietà e compassione.
“Credo tu abbia malinteso, cavaliere. Gli incubi e le visioni che ti affliggono non sono frutto di una maledizione magica, bensì della tua coscienza. La distruzione che hai arrecato e gli orrori cui hai assistito sono il peso che ti porti dentro e che ti tormenta.”
Il cavaliere annuì mesto, la mente un po’ annebbiata dalla scoperta.
“Non… non c’è un rimedio, vero?”
“Credo che invece tu lo abbia già trovato.”
Lui sgranò gli occhi, stupito, mentre la bocca della strega si piegò in un piccolo sorriso.
“Aiutare gli altri e sentire di star facendo qualcosa di buono, questi sono gli unici modi per alleviare il tuo senso di colpa. Vedo che l’hai già fatto, mentre mi cercavi. Sono sicura che se continuerai così, un giorno dormirai sogni tranquilli.”
Il cavaliere ringraziò e ripartì, il cuore sì pieno di timori e dubbi, ma finalmente un po’ più leggero.