[Originale] Bianco
Titolo: Bianco
Fandom: originale
Wordcount: 807
Prompt: Cowt7, almeno 500 parole con prompt opposti (bianco/nero)
Note: cosa non si fa per il cowt. Sì, Shira si chiama così perché bianco in giapponese si dice Shiroi, sue me.
Alzar era un villaggio tranquillo e poco frequentato dalle grandi masse di viaggiatori che attraversavano il paese, poiché questi preferivano sostare in località più grandi e con maggiori opportunità di ristoro e svago.
I suoi abitanti dalla pelle scura erano persone oneste che vivevano del loro lavoro e che n'erano orgogliose, molto legate alla loro piccola e ordinata cittadina e fiere di appartenervi.
Quindi è semplice immaginare con quale stupore accolsero quell'annuncio gridato per tutto il villaggio.
- Udite udite! La Compagnia dei Vaganti è arrivata in città! Preparatevi a piangere commossi, a fremere impazienti ed a ridere di cuore, davanti alle loro rappresentazioni!
Sal alzò lo sguardo dal tavolo che stava pulendo, distratto dalla confusione del proclama e della folla fuori la locanda, e accennò un movimento verso la finestra per capire cosa stesse succedendo.
- Ragazzo, porta un'altra birra!
Bloccato sul posto dalla voce di Gartan, il ragazzo si voltò e corse dietro il bancone, riempiendo in maniera veloce ed esperta il boccale che porse al basso proprietario della locanda; questi lo bevve in un colpo e si asciugò la bocca con la manica.
- Ragazzo, non va bene distrarsi per queste cose, no! Non puoi permetterti di deconcentrarti mentre stai al lavoro, per di più -disse con una smorfia- quando quelli che organizzano tutto sono degli stranieri. Meglio non fidarsi, dico io! Chi me lo garantisce che uno di quei dannati vagabondi non sia un mago che possa portarci una truppa del re, eh? Non voglio trovarmi la casa distrutta per questo... capito Sal?
- Sì signore: non distrarsi per queste cose e non fidarsi degli stranieri.
- Bene, qualcosa riesce ad entrare nella tua bacata testolina: adesso fila a lavorare!
Detto ciò, con un calcio lo spinse verso gli altri tavoli, che ricominciò a pulire abbastanza stancamente: avrebbe visto con piacere degli spettacoli, ma se il capo non glielo permetteva, era meglio evitare.
Lavorò di buona lena tutto il pomeriggio, cercando nel mentre di scoprire qualcosa sui misteriosi stranieri teatranti, e una volta avuto il permesso di riposarsi si stese sul letto riassumendo mentalmente tutte le informazioni ricavate dal suo orecchio fine nella locanda.
La Compagnia era formata da uomini e donne di ogni età, prevalentemente stranieri, era guidata da un guercio dai capelli rossi che aveva la fama di grande suonatore e prometteva una rappresentazione ogni sera alla cui fine gli spettatori potevano dar loro un'offerta.
Alzò automaticamente un sopracciglio: la sua mente pratica, abituata alle necessità della locanda, riteneva quel metodo decisamente ingenuo e poco fruttuoso.
Chiuse gli occhi sospirando, cercando di sgombrare la mente alla ricerca di pace e tranquill-
-Ahah, eccoti marrano! Preparati ad assaggiare il filo della mia spada!
Mentre si precipitava alla finestra, preoccupato per cosa stesse succedendo, elaborò una serie di informazioni che arrivarono solo una volta affacciato: prima di tutto, non c’erano i tipici rumori di un duello con la spada -con mormorio del pubblico annesso, e inoltre la voce era quella di una ragazza -e quando mai le donne avevano mai tirato di spada?
Infatti dal davanzale riuscì a scorgere, tra le fronde della foresta imminente, una fanciulla che continuava a muoversi e a parlare, probabilmente recitando un qualche spettacolo teatrale.
Quando la ragazza fu visibile, gli occhi di Sal si spalancarono per lo stupore: era tutta bianca, dalla testa ai piedi! E non parlava del colore malaticcio degli stranieri dell’Est che attraversavano a volta quelle terre, ma di un bianco che fino a quel momento aveva visto solo nelle nuvole e nei dipinti.
Tale era il colore della pelle e dei suoi capelli lunghi, anche se riuscì a intravedere degli occhi azzurri; certamente un aspetto molto diverso dal suo, con i tipici colori scuri degli abitanti del Nord, così scuri che la notte erano praticamente invisibili.
Rimase per un po’ a guardarla, quasi ipnotizzato dai suoi movimenti, rimanendo abbastanza imbambolato che si accorse solo troppo tardi che lo sguardo della ragazza era finalmente caduto su di lui. Fece per gettarsi indietro nella stanza, imbarazzato per essere stato beccato a osservare, ma lei gli sorrise e cominciò a correre avvicinandosi alla sua finestra.
Al suo arrivo, annunciò salutandolo con la mano libera.
-Ciao! Io mi chiamo Shira, tu chi sei?
Sal gli disse il suo nome quasi balbettando, sentendosi un po’ a disagio in quella situazione.
Lei continuava a sorridergli, chiacchierando a ruota libera sullo spettacolo che stavano pensando di fare quella sera, raccontandogli anche quello per cui stava provando poco prima.
Mentre parlava, la sua mano bianca si era appoggiata a quella nera di lui, le guance dei due leggermente più colorate rispetto al solito. Erano due persone molto diverse tra loro, per storie, caratteri e temperamenti come i colori della loro pelle, ma nel momento in cui si parlarono per la prima volta provavano entrambi la stessa scintilla di speranza nel cuore.
Fandom: originale
Wordcount: 807
Prompt: Cowt7, almeno 500 parole con prompt opposti (bianco/nero)
Note: cosa non si fa per il cowt. Sì, Shira si chiama così perché bianco in giapponese si dice Shiroi, sue me.
Alzar era un villaggio tranquillo e poco frequentato dalle grandi masse di viaggiatori che attraversavano il paese, poiché questi preferivano sostare in località più grandi e con maggiori opportunità di ristoro e svago.
I suoi abitanti dalla pelle scura erano persone oneste che vivevano del loro lavoro e che n'erano orgogliose, molto legate alla loro piccola e ordinata cittadina e fiere di appartenervi.
Quindi è semplice immaginare con quale stupore accolsero quell'annuncio gridato per tutto il villaggio.
- Udite udite! La Compagnia dei Vaganti è arrivata in città! Preparatevi a piangere commossi, a fremere impazienti ed a ridere di cuore, davanti alle loro rappresentazioni!
Sal alzò lo sguardo dal tavolo che stava pulendo, distratto dalla confusione del proclama e della folla fuori la locanda, e accennò un movimento verso la finestra per capire cosa stesse succedendo.
- Ragazzo, porta un'altra birra!
Bloccato sul posto dalla voce di Gartan, il ragazzo si voltò e corse dietro il bancone, riempiendo in maniera veloce ed esperta il boccale che porse al basso proprietario della locanda; questi lo bevve in un colpo e si asciugò la bocca con la manica.
- Ragazzo, non va bene distrarsi per queste cose, no! Non puoi permetterti di deconcentrarti mentre stai al lavoro, per di più -disse con una smorfia- quando quelli che organizzano tutto sono degli stranieri. Meglio non fidarsi, dico io! Chi me lo garantisce che uno di quei dannati vagabondi non sia un mago che possa portarci una truppa del re, eh? Non voglio trovarmi la casa distrutta per questo... capito Sal?
- Sì signore: non distrarsi per queste cose e non fidarsi degli stranieri.
- Bene, qualcosa riesce ad entrare nella tua bacata testolina: adesso fila a lavorare!
Detto ciò, con un calcio lo spinse verso gli altri tavoli, che ricominciò a pulire abbastanza stancamente: avrebbe visto con piacere degli spettacoli, ma se il capo non glielo permetteva, era meglio evitare.
Lavorò di buona lena tutto il pomeriggio, cercando nel mentre di scoprire qualcosa sui misteriosi stranieri teatranti, e una volta avuto il permesso di riposarsi si stese sul letto riassumendo mentalmente tutte le informazioni ricavate dal suo orecchio fine nella locanda.
La Compagnia era formata da uomini e donne di ogni età, prevalentemente stranieri, era guidata da un guercio dai capelli rossi che aveva la fama di grande suonatore e prometteva una rappresentazione ogni sera alla cui fine gli spettatori potevano dar loro un'offerta.
Alzò automaticamente un sopracciglio: la sua mente pratica, abituata alle necessità della locanda, riteneva quel metodo decisamente ingenuo e poco fruttuoso.
Chiuse gli occhi sospirando, cercando di sgombrare la mente alla ricerca di pace e tranquill-
-Ahah, eccoti marrano! Preparati ad assaggiare il filo della mia spada!
Mentre si precipitava alla finestra, preoccupato per cosa stesse succedendo, elaborò una serie di informazioni che arrivarono solo una volta affacciato: prima di tutto, non c’erano i tipici rumori di un duello con la spada -con mormorio del pubblico annesso, e inoltre la voce era quella di una ragazza -e quando mai le donne avevano mai tirato di spada?
Infatti dal davanzale riuscì a scorgere, tra le fronde della foresta imminente, una fanciulla che continuava a muoversi e a parlare, probabilmente recitando un qualche spettacolo teatrale.
Quando la ragazza fu visibile, gli occhi di Sal si spalancarono per lo stupore: era tutta bianca, dalla testa ai piedi! E non parlava del colore malaticcio degli stranieri dell’Est che attraversavano a volta quelle terre, ma di un bianco che fino a quel momento aveva visto solo nelle nuvole e nei dipinti.
Tale era il colore della pelle e dei suoi capelli lunghi, anche se riuscì a intravedere degli occhi azzurri; certamente un aspetto molto diverso dal suo, con i tipici colori scuri degli abitanti del Nord, così scuri che la notte erano praticamente invisibili.
Rimase per un po’ a guardarla, quasi ipnotizzato dai suoi movimenti, rimanendo abbastanza imbambolato che si accorse solo troppo tardi che lo sguardo della ragazza era finalmente caduto su di lui. Fece per gettarsi indietro nella stanza, imbarazzato per essere stato beccato a osservare, ma lei gli sorrise e cominciò a correre avvicinandosi alla sua finestra.
Al suo arrivo, annunciò salutandolo con la mano libera.
-Ciao! Io mi chiamo Shira, tu chi sei?
Sal gli disse il suo nome quasi balbettando, sentendosi un po’ a disagio in quella situazione.
Lei continuava a sorridergli, chiacchierando a ruota libera sullo spettacolo che stavano pensando di fare quella sera, raccontandogli anche quello per cui stava provando poco prima.
Mentre parlava, la sua mano bianca si era appoggiata a quella nera di lui, le guance dei due leggermente più colorate rispetto al solito. Erano due persone molto diverse tra loro, per storie, caratteri e temperamenti come i colori della loro pelle, ma nel momento in cui si parlarono per la prima volta provavano entrambi la stessa scintilla di speranza nel cuore.