[Steven Universe] Well...
Feb. 20th, 2017 10:25 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Titolo: Well…
Fandom: Steven Universe
Wordcount: 1146
Prompt: Cow-t 7: minimo 750 parole con “scoperta” e “pericolo”.
Note: Voglio un’human!AU di Steven Universe, ma non so scriverla e questa ci si avvicina. Prima fic su SU, abbiate pietà, userò i nomi inglesi perché non li so.
Steven non riusciva a credere di essere finalmente in una scuola vera con altri ragazzi della sua età –o quasi. Era stata dura convincere le Crystal Gems (beh, Pearl, soprattutto Pearl) a lasciarlo andare, ma suo padre le aveva aiutate a capire le sue ragioni. Ormai stava crescendo normalmente e dimostrava abbastanza la sua età anagrafica, e prima o poi avrebbe dovuto cominciare ad interagire con altri ragazzi della sua età –specialmente non provenienti da Beach City e abituati alle stranezze delle Gems.
Non si era fatto dei veri amici, più che altro delle conoscenze, ma gli andava bene così (non che gli sarebbe piaciuto conoscere meglio la ragazza dai capelli corvini seduta sempre in prima fila, nossignore).
----
Connie non sapeva bene cosa pensare di Steven Universe. Già solo il fatto che fosse il primo nuovo arrivato da quando era arrivata lei in città tre anni prima era insolito, ma a quanto pare era addirittura la prima volta che veniva a scuola, sebbene avesse sedici anni compiuti. La cosa si vedeva quando il ragazzo reagiva con profondo entusiasmo a qualsiasi parte della routine scolastica, compreso l’essere chiamato alla lavagna, che Connie non riusciva a capire del tutto anche se le piaceva studiare e andare a lezione.
Non essendo parte di club o di gruppetti formatisi anni addietro, Steven generalmente stava per i fatti suoi, anche se la cosa non sembrava pesargli. Di conseguenza, pur essendo sempre allegro e ben disposto verso tutti, non si sapeva molto della sua vita domestica (non che Connie gli prestasse caso, nossignore).
----
Tutto cambiò quando l’insegnante proclamò che avrebbero dovuto fare un progetto di storia a coppie, ovviamente scelte da lui: quando fu annunciato che avrebbero dovuto lavorare insieme, gli occhi sorpresi di Steven e Connie si incrociarono, ma poi entrambi distolsero lo sguardo, imbarazzati. Una volta finita la lezione (fortunatamente l’ultima della giornata) Steven s’avvicinò a Connie; tutto in lui parlava di imbarazzo, dalla mano posata sulla nuca alle guance un poco più rosee del solito.
- E-ehi Connie… come vogliamo organizzarci per il progetto?
Le guance della ragazza si arrossirono leggermente, anche se una vocina dentro di lei borbottava che non poteva emozionarsi perché lui sa il mio nome, oddio, oddio, perdiana!
- Mmm…domani potrei avere il pomeriggio libero. Preferiresti fare a casa mia o…?
- Possiamo andare a casa mia!- disse Steven con un sorriso smagliante- Non credo che ci saranno problemi.
Connie fece un cenno positivo con la testa; i due si separarono dopo aver concordato su un appuntamento per il giorno successivo, entrambi col cuore che batteva più veloce.
---
Mentre si avvicinavano alla casa di Steven, Connie non poteva non guardarsi intorno, incantata dalla spiaggia e dal mare. Indubbiamente era un po’ insolito che la casa di Steven fosse lontano dal centro e per di più sulla spiaggia, ma non era inimmaginabile.
- Ecco, quella lì è casa mia!
…No, pensò Connie, una casa montata su una statua vecchia chissà quanto alta come una collina era strana. Però, non sembrava male.
Entrò seguendo Steven, pronunciando un “S-salve” per salutare i genitori…
- Tranquilla, siamo solo noi in casa.
…che a quanto pare non c’erano, bene.
Steven nel frattempo aveva buttato lo zaino sul divano, per poi dirigersi verso l’area cucina.
- Ti posso offrire qualcosa? Ho dell’aranciata, del gelato, biscotti, marmellata…
Gli occhi di Connie si alzarono alla menzione degli ultimi cibi, abbastanza scintillanti che Steven cominciò a ridere mentre li tirava fuori dalla dispensa.
Mentre mangiavano, Connie chiese, curiosa:
- I tuoi genitori non ci sono il pomeriggio? Ti lasciano da solo?
Steven scrollò le spalle.
- Il mio papà lavora all’autolavaggio di solito, ma in genere ci sono le Gem-ahem, in genere non sono da solo in casa, no.
- Tua mamma invece?
Steven le rivolse un sorriso un po’ triste, indicandole un dipinto di una bella signora dai capelli rosa che non aveva notato che stava sopra la porta.
- Mia mamma è morta quando sono nato. Tranquilla, non scusarti!- disse subito, mettendo le mani davanti- È passato tanto tempo, è ok.
Connie fece un cenno con la testa, riprendendo mogiamente a mangiare il suo biscotto.
---
I due stavano tranquillamente lavorando sul loro progetto, lanciandosi occhiatine imbarazzate quando pensavano che l’altro non li stesse guardando, quando cominciarono a sentire degli strani versi e delle urla fuori dalla casa. Fecero appena in tempo ad alzare lo sguardo che… qualcosa che assomigliava ad un enorme verme piombò all’improvviso nella stanza, dimenandosi come non mai.
Connie era immobilizzata davanti a quel pericolo, lo shock e l’incredulità l’avevano totalmente bloccata: anche quando vide quell’essere dirigersi verso di lei, riuscì solo a pensare ai suoi genitori.
Tuttavia, Steven le si gettò davanti mentre un qualcosa di rosa si materializzava sul suo braccio, abbastanza forte da deviare l’attacco del mostro anche se la forza di questo li scaraventò contro il muro.
Una volta caduta a terra, Connie si appoggiò sui gomiti, cercando di fare forza per alzarsi; nel frattempo, sentì tre voci femminili piene di paura esclamare “Steven!” entrando nella stanza.
L’aspetto delle tre donne era… strano, per riassumere il tutto; con una certa dimestichezza, insieme a Steven cominciarono a combattere il mostro che in poco tempo svanì in una nuvola, lasciando solo una pietra al suo posto. La più alta delle tre donne creò dal nulla una bolla che inglobò la pietra per poi scomparire; tutti e quattro tirarono un sospiro di sollievo, per poi improvvisamente fermarsi interdetti, come se si fossero ricordati di qualcosa –o di qualcuno.
Steven si girò, cominciando a ridere imbarazzato con una mano dietro la nuca.
- Ehi Connie… ecco… sono… magico?
---
Seduti sulla spiaggia, rivolti verso il mare, Steven e Connie sorseggiavano in silenzio il proprio succo di frutta. Dopo qualche cerotto ed un sorriso d’incoraggiamento dalla più alta (Garnet, se ricordava bene), il ragazzo aveva portato l’altra sulla spiaggia con dei succhi, raccontando bene il tutto.
Steven le aveva raccontato di come sua madre si fosse ribellata a Homeworld, di come erano le nate le Crystal Gems, le loro battaglie, come i suoi genitori si fossero incontrati, della sua nascita e delle conseguenze che aveva portato. Connie ascoltava con attenzione, sorseggiando pian piano il suo succo mentre cercava di riorganizzare ciò che sapeva di Steven e del mondo.
Dopo qualche minuto di silenzio, il ragazzo cominciò a irrigidire le spalle, sentendo tensione e paura: avrebbe voluto che Connie diventasse sua amica, e temeva che fosse troppo strano per lei.
Tuttavia, il suo cuore saltò un battito quando lei posò una mano sulla sua; con le guance un po’ rosse, spostò lo sguardo dal mare alle due mani al viso di lei, mentre gli sorrideva.
- Grazie mille per avermi detto queste cose, Steven.
Il ragazzo arrossì di nuovo, un sorriso caloroso spuntò sulle sue labbra mentre nel suo cuore si accese una piccola scintilla di speranza.
Fandom: Steven Universe
Wordcount: 1146
Prompt: Cow-t 7: minimo 750 parole con “scoperta” e “pericolo”.
Note: Voglio un’human!AU di Steven Universe, ma non so scriverla e questa ci si avvicina. Prima fic su SU, abbiate pietà, userò i nomi inglesi perché non li so.
Steven non riusciva a credere di essere finalmente in una scuola vera con altri ragazzi della sua età –o quasi. Era stata dura convincere le Crystal Gems (beh, Pearl, soprattutto Pearl) a lasciarlo andare, ma suo padre le aveva aiutate a capire le sue ragioni. Ormai stava crescendo normalmente e dimostrava abbastanza la sua età anagrafica, e prima o poi avrebbe dovuto cominciare ad interagire con altri ragazzi della sua età –specialmente non provenienti da Beach City e abituati alle stranezze delle Gems.
Non si era fatto dei veri amici, più che altro delle conoscenze, ma gli andava bene così (non che gli sarebbe piaciuto conoscere meglio la ragazza dai capelli corvini seduta sempre in prima fila, nossignore).
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Connie non sapeva bene cosa pensare di Steven Universe. Già solo il fatto che fosse il primo nuovo arrivato da quando era arrivata lei in città tre anni prima era insolito, ma a quanto pare era addirittura la prima volta che veniva a scuola, sebbene avesse sedici anni compiuti. La cosa si vedeva quando il ragazzo reagiva con profondo entusiasmo a qualsiasi parte della routine scolastica, compreso l’essere chiamato alla lavagna, che Connie non riusciva a capire del tutto anche se le piaceva studiare e andare a lezione.
Non essendo parte di club o di gruppetti formatisi anni addietro, Steven generalmente stava per i fatti suoi, anche se la cosa non sembrava pesargli. Di conseguenza, pur essendo sempre allegro e ben disposto verso tutti, non si sapeva molto della sua vita domestica (non che Connie gli prestasse caso, nossignore).
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Tutto cambiò quando l’insegnante proclamò che avrebbero dovuto fare un progetto di storia a coppie, ovviamente scelte da lui: quando fu annunciato che avrebbero dovuto lavorare insieme, gli occhi sorpresi di Steven e Connie si incrociarono, ma poi entrambi distolsero lo sguardo, imbarazzati. Una volta finita la lezione (fortunatamente l’ultima della giornata) Steven s’avvicinò a Connie; tutto in lui parlava di imbarazzo, dalla mano posata sulla nuca alle guance un poco più rosee del solito.
- E-ehi Connie… come vogliamo organizzarci per il progetto?
Le guance della ragazza si arrossirono leggermente, anche se una vocina dentro di lei borbottava che non poteva emozionarsi perché lui sa il mio nome, oddio, oddio, perdiana!
- Mmm…domani potrei avere il pomeriggio libero. Preferiresti fare a casa mia o…?
- Possiamo andare a casa mia!- disse Steven con un sorriso smagliante- Non credo che ci saranno problemi.
Connie fece un cenno positivo con la testa; i due si separarono dopo aver concordato su un appuntamento per il giorno successivo, entrambi col cuore che batteva più veloce.
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Mentre si avvicinavano alla casa di Steven, Connie non poteva non guardarsi intorno, incantata dalla spiaggia e dal mare. Indubbiamente era un po’ insolito che la casa di Steven fosse lontano dal centro e per di più sulla spiaggia, ma non era inimmaginabile.
- Ecco, quella lì è casa mia!
…No, pensò Connie, una casa montata su una statua vecchia chissà quanto alta come una collina era strana. Però, non sembrava male.
Entrò seguendo Steven, pronunciando un “S-salve” per salutare i genitori…
- Tranquilla, siamo solo noi in casa.
…che a quanto pare non c’erano, bene.
Steven nel frattempo aveva buttato lo zaino sul divano, per poi dirigersi verso l’area cucina.
- Ti posso offrire qualcosa? Ho dell’aranciata, del gelato, biscotti, marmellata…
Gli occhi di Connie si alzarono alla menzione degli ultimi cibi, abbastanza scintillanti che Steven cominciò a ridere mentre li tirava fuori dalla dispensa.
Mentre mangiavano, Connie chiese, curiosa:
- I tuoi genitori non ci sono il pomeriggio? Ti lasciano da solo?
Steven scrollò le spalle.
- Il mio papà lavora all’autolavaggio di solito, ma in genere ci sono le Gem-ahem, in genere non sono da solo in casa, no.
- Tua mamma invece?
Steven le rivolse un sorriso un po’ triste, indicandole un dipinto di una bella signora dai capelli rosa che non aveva notato che stava sopra la porta.
- Mia mamma è morta quando sono nato. Tranquilla, non scusarti!- disse subito, mettendo le mani davanti- È passato tanto tempo, è ok.
Connie fece un cenno con la testa, riprendendo mogiamente a mangiare il suo biscotto.
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I due stavano tranquillamente lavorando sul loro progetto, lanciandosi occhiatine imbarazzate quando pensavano che l’altro non li stesse guardando, quando cominciarono a sentire degli strani versi e delle urla fuori dalla casa. Fecero appena in tempo ad alzare lo sguardo che… qualcosa che assomigliava ad un enorme verme piombò all’improvviso nella stanza, dimenandosi come non mai.
Connie era immobilizzata davanti a quel pericolo, lo shock e l’incredulità l’avevano totalmente bloccata: anche quando vide quell’essere dirigersi verso di lei, riuscì solo a pensare ai suoi genitori.
Tuttavia, Steven le si gettò davanti mentre un qualcosa di rosa si materializzava sul suo braccio, abbastanza forte da deviare l’attacco del mostro anche se la forza di questo li scaraventò contro il muro.
Una volta caduta a terra, Connie si appoggiò sui gomiti, cercando di fare forza per alzarsi; nel frattempo, sentì tre voci femminili piene di paura esclamare “Steven!” entrando nella stanza.
L’aspetto delle tre donne era… strano, per riassumere il tutto; con una certa dimestichezza, insieme a Steven cominciarono a combattere il mostro che in poco tempo svanì in una nuvola, lasciando solo una pietra al suo posto. La più alta delle tre donne creò dal nulla una bolla che inglobò la pietra per poi scomparire; tutti e quattro tirarono un sospiro di sollievo, per poi improvvisamente fermarsi interdetti, come se si fossero ricordati di qualcosa –o di qualcuno.
Steven si girò, cominciando a ridere imbarazzato con una mano dietro la nuca.
- Ehi Connie… ecco… sono… magico?
---
Seduti sulla spiaggia, rivolti verso il mare, Steven e Connie sorseggiavano in silenzio il proprio succo di frutta. Dopo qualche cerotto ed un sorriso d’incoraggiamento dalla più alta (Garnet, se ricordava bene), il ragazzo aveva portato l’altra sulla spiaggia con dei succhi, raccontando bene il tutto.
Steven le aveva raccontato di come sua madre si fosse ribellata a Homeworld, di come erano le nate le Crystal Gems, le loro battaglie, come i suoi genitori si fossero incontrati, della sua nascita e delle conseguenze che aveva portato. Connie ascoltava con attenzione, sorseggiando pian piano il suo succo mentre cercava di riorganizzare ciò che sapeva di Steven e del mondo.
Dopo qualche minuto di silenzio, il ragazzo cominciò a irrigidire le spalle, sentendo tensione e paura: avrebbe voluto che Connie diventasse sua amica, e temeva che fosse troppo strano per lei.
Tuttavia, il suo cuore saltò un battito quando lei posò una mano sulla sua; con le guance un po’ rosse, spostò lo sguardo dal mare alle due mani al viso di lei, mentre gli sorrideva.
- Grazie mille per avermi detto queste cose, Steven.
Il ragazzo arrossì di nuovo, un sorriso caloroso spuntò sulle sue labbra mentre nel suo cuore si accese una piccola scintilla di speranza.