[Batman, cartoon] Morte dell'anima
Oct. 23rd, 2009 10:54 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Titolo: Morte dell’anima
Fandom: Batman (cartoon)
Personaggi: Robin, Batgirl
Rating: 16+
Genere: Angst, Drammatico
Avvisi: One-shot, Contenuti Forti (almeno credo xD)
Parole: 500 (W)
Beta:namidayume, gloria a lei <3
Disclaimer: Tutti i personaggi sono della DC Comics
Note: -Basata sul film di Batman of the future “Il ritorno del Joker”,dove c’è un flashback su Tim Drake e il suo ritiro. Questi è rapito dal Joker e dalla sua compagna, che lo torturano e gli fanno un lavaggio del cervello per trasformarlo in Joker Junior: in pratica, veste come il Joker e ride sempre come lui. Però, quando questi cerca di fargli uccidere Barman, gli spara e poi comincia a piangere e a ridere nello stesso tempo. La fic è un missing moment nel periodo di riabilitazione di Tim, che nel film dicono dura un anno.
-Partecipa alla Crititombola con il promt 71 (Morte dell’anima).
-Ultimamente scrivo solo roba angst °-° prima fic a rating 16+ xD
Era una notte buia e tempestosa come tante altre a Gotham, ma perfettamente idonea allo stato d’animo dei suoi fedeli guardiani.
Solo qualche fugace lampo illuminava un triste corridoio d’ospedale, dove Barbara Gordon era seduta a terra con le ginocchia ben strette al petto e lo sguardo basso.
Nella sua mente risuonava ancora quella risata, e ogni volta che la sentiva il cuore accelerava, le si dilaniava ancor più l’anima e le lacrime premevano con più forza per uscire.
Constatò di nuovo che, anche se aveva affrontato senza timore quella folle di Harley Quinn, le mancava il coraggio di alzarsi e guardare nello spioncino della porta accanto a lei.
Strinse ancor di più le ginocchia, domandandosi come si poteva compiere un’atrocità del genere; ormai la vita del suo giovane amico era segnata e probabilmente rovinata per sempre.
Bruce le aveva solo accennato a cosa probabilmente avevano fatto a Tim, e poteva solo immaginare quali altre atrocità Joker era stato in grado di compiere pur di sconfiggere il suo eterno amico.
Sentì di nuovo quella risata sommessa uscire da sotto la porta, un suono strano, agghiacciante e…malato.
Si alzò in piedi appoggiandosi al muro: come si poteva definire altrimenti quel verso?
Quella risata, quella di Drake, riecheggiò di nuovo.
Il ragazzo meraviglia rideva come aveva sentito fare soltanto al Joker, ma s’interrompeva singhiozzando, mentre le lacrime uscivano copiose dai suoi occhi.
Quel riso malato era il segno delle tre settimane passate con quei folli, delle loro torture e degli esperimenti volti a creare Joker Junior, ma il suo pianto disperato mostrava che non avevano completamente vinto, che non avevano soffocato del tutto la sua essenza.
Robin non aveva ucciso Batman.
Però aveva colpito chi aveva creato il mostro che era diventato.
Non era stata presente alla scena e sapeva solo ciò che Bruce le aveva raccontato, con la solita faccia seria e gli occhi sconvolti dalla violenza compiuta sull’anima del suo pupillo.
Forse fu il coraggio a spingere Batgirl a guardare nella stanza, ma certamente fu debolezza quella che la costrinse a distogliere lo sguardo, mentre copriva singhiozzando gli occhi.
Tim era accasciato in un angolo con il trucco da Joker rovinato dalle lacrime, senza muovere nemmeno un muscolo, semplicemente immobile.
Sembrava una bambola rotta, usata per qualche ora di gioco per poi essere lasciata cadere da qualche parte in attesa di essere buttata.
E quella risata assalì di nuovo il suo cuore, scoccando l’attacco finale.
Barbara Gordon percorse il corridoio lentamente, come per convincersi che non stava scappando, però era certa del desiderio di scordare quell’orribile notte e il modo in cui aveva sconvolto le loro vite.
Invece Bruce rimase a lungo ad osservarlo, sia quella notte sia nei mesi a venire, riempiendosi gli occhi delle cicatrici lasciate dal pagliaccio per conservarle come un eterno monito a se stesso: mai permettere che riaccadesse di nuovo.
Meglio essere uccisi che vedere l’ennesima giovane anima spegnersi.
Meglio la morte che constatare che non era riuscito di nuovo a proteggere la sua famiglia.